Un anno fa assistevamo all’assalto armato alla sede di Charlie Hebdo e alla successiva presa di ostaggi, in parte poi uccisi, in un negozio di cibo kosher a Parigi. Quel giorno abbiamo assistito al tentativo di mettere a tacere le voci, e le matite, dei redattori di un giornale che, fin dai tempi di Hara-Kiri, ha sferzato chiunque fosse al potere o aspirasse ad arrivarci, in tutto il mondo. Un giornale che nel corso dei decenni è stato accusato di tutto: di essere antisemita quando attaccava il governo israeliano, di essere sionista quando attaccava le classi dirigenti arabe, laiche o islamiche, di essere filoislamico quando attaccava il Front National o le chiese europee, di essere antislamico quando metteva alla berlina l’islamismo. Lo strumento dei redattori uccisi era la satira e la sapevano usare bene.
Un anno fa assistevamo alla fiera dell’ipocrisia con la manifestazione dell’undici gennaio, alla testa della quale, ma ben protetti da migliaia di agenti, si misero decine di leader politici, compresi alcuni noti assassini internazionali. Il nemico marcia sempre alla tua testa e chi parla del nemico è egli stesso il nemico. Non a caso questi ipocriti piagnoni che si stracciavano le vesti per l’attacco alla libertà di espressione si sono mobilitati per approvare leggi e regolamenti più restrittive per la stessa. Per la nostra sicurezza, dicono. O forse per la sicurezza loro e per la sicurezza di chi campa sfruttando il lavoro altrui.
Un anno fa assistevamo all’osceno balletto dei “si ma…”. Una banda di oligofrenici, ben rappresentati in Italia da alcune realtà politiche del decomposto panorama gauchiste, si lanciava sui cadaveri ancora caldi dei vignettisti di Charlie accusandoli di essere antislamici. Oh scemi! Che ancora non l’avete capito che bisogna opporsi a tutte le religioni in quanto strutturalmente autoritarie?
Un anno fa assistevamo alla strage in un supermercato Kosher e alle oscene dichiarazioni del primo ministro israeliano che tentava di tirare acqua al suo mulino sfruttando quelle morti.
A novembre di questo anno abbiamo potuto nuovamente assistere ad una mattanza a Parigi. Centotrenta morti nelle strade e nei locali, un tentativo di strage in uno stadio. E nel corso dell’anno abbiamo potuto vedere decine di migliaia di morti causati dalla fantasmagorica guerra al terrore. Morti sotto le bombe francesi, inglesi, siriano-lealiste, russe e americane tra i civili di Raqqa, già stretti nella morsa degli islamisti del califfo Al Baghdadi. Morti sotto i colpi dell’esercito turco che, dopo aver per mesi e mesi appoggiato l’ISIS in modo indiretto ha attaccato direttamente le organizzazioni politiche kurde e turche che combattono, vittoriosamente, gli islamisti sul campo.
Morti sotto i colpi incrociati del conflitto, sempre meno latente, iraniano-saudita.
Ora assistiamo ad una nuova deriva xenofoba, in seguito ai fatti, ancora tutti da chiarire, di Colonia, a decine di migliaia di imbecilli razzisti e sessisti che improvvisamente si scoprono protettori delle donne minacciate dai barbari islamici.
Grandi sono i compiti che dobbiamo affrontare. I processi rivoluzionari in corso nel Kurdistan, ma anche altrove nel mondo, ci indicano che occorre arrivare preparati agli appuntamenti: un lavoro, anche lungo e paziente ma non rimandabile, quello di costruire qui e ora le basi di una società altra, che si opponga sia agli stati nazione, occidentali e non, che agli imperaturucci neo-ottomani o ai califfi sovranazionali. L’attuale stato delle cose è sottoposto a spinte che stanno modificando profondamente la geografia politica del medioriente e i cui effetti si fanno sentire anche in Europa. È evidente l’urgenza dell’azione internazionalista anarchica e di classe che permetta di opporsi alle barbarie e di rompere il gioco di specchi tra l’islamismo e i raggruppamenti xenofobi europei e che denunci questi fenomeni come figli della barbarie di stato e capitale. Non è facile, non sarà facile ma è necessario.
Per camminare, tutti e tutti insieme, sulla testa di dei, re, presidenti, califfi e pretaglia. E seppellirli con una risata.
lorcon